Spedizione esplorativa Colombia II JBL - 2022

Spedizione esplorativa Colombia II JBL - 2022

Biotopi di sogno presso le montagne di Mavicure

La foresta pluviale dell'intera regione intorno a Puerto Inirida fino al confine del Venezuela e oltre è piatta. Quindi i fiumi nel periodo delle piogge inondano le terre intorno per una vasta zona del paese. Chi viaggia su per il Rio Inirida in direzione Mavicure resta abbagliato quando ad un tratto dalla bassa foresta pluviale si ergono le tre alte montagne di Mavicure.

La più alta (Pajarito) è di 712 m! Si può salire sulla montagna più bassa che è alta 170 metri e godere di una bellissima vista sulla giungla. Devi però partire prima che salga il sole, altrimenti farà troppo caldo!

Intorno alle montagne ci sono diversi biotopi e ognuno di loro merita una visita.

Il fiume torbido che si fece paradiso.

Mentre il gruppo 1 di 11 persone saliva sul Monte Mavicure, il capo della spedizione esplorativa, Heiko Blessin, esplorava un corso di fiume che si trovava tra il campo e la montagna. Qui la sua relazione:

"Quando siamo stati qui a febbraio c'era tanto legno morto nel fiume che fare lo snorkeling nella prima parte non era possibile. Non era nemmeno possibile entrarci! Ora, con l'acqua alta, la cosa era diversa. Presi la fotocamera subacquea e un'ActionCam e cominciai a fare lo snorkeling su per il fiume.

Naturalmente l'acqua era torbida perché il fiume principale Rio Inirida affluiva nel fiume più piccolo determinandone la qualità dell'acqua. Ma a un certo punto l'acqua si doveva chiarire perché il fiume veniva da una regione montana dietro al Monte Mavicure. Per controllare la visibilità ho sempre allungato il mio braccio per vedere se questa fosse ancora limitata ad un braccio.

La cosa più difficile era seguire il corso del fiume! Nuotavo all'altezza delle cime dei cespugli e degli alberi e a volte non mi era chiaro se mi trovavo nel fiume vero e proprio o già in mezzo alla foresta. Per più di un'ora continuai a fare lo snorkeling, nell'attesa di un cambiamento dell'acqua. Dopo circa un'ora e mezza giunsi a due enormi rocce che formavano una barriera. E guarda un po': proprio dietro le rocce l'acqua era cristallina anche se con qualche sfumatura bruna. Era proprio come se tu in macchina con una forte pioggia metti in moto per la prima volta il tergicristallo. Un'esperienza indimenticabile.

Circa 20 minuti più tardi il fiume, che conteneva sempre meno acqua ambrata (acqua colorata di bruno da sostanze umiche del terreno forestale), sboccò in un piccolo lago circondato dalla foresta e da rocce gigantesche.

Il sogno di ogni acquariofilo: dinnanzi al bordo sommerso, ricoperto di muschio e felci, nuotavano branchi grossi di Moenkhausia sanctaefilomenae (un genere di caracidi). Loricaridi (Ancistrus spec.) rosicchiavano le radici di legno e ciclidi vari facevano da spettatori che mi osservavano con curiosità. Si trattava di Cichla temensis, Mesonauta insignis, Heros, Geophagus, Biotodoma e molti altri. Nell'acqua bassa si aggiravano anche Cardinali in branchi piccoli ma nessun scalare altum e nessuna razza.

Sopra alle rocce mi fu possibile seguire il corso a monte del ruscello, ora largo solo un metro, attraversando delle conche. In ogni conca mi sdraiavo nell'acqua ammirando curioso la fauna ittica. I pesci che incontravo non erano a quanto pare abituati agli uomini e mi lanciavano brevi occhiate curiose. In questi secondi mi è stato possibile scattare delle belle foto. Poi i pesci si ritiravano al sicuro tra il legno morto e le pietre.

In un laghetto e più tardi anche in altri punti (una volta che lo sguardo si era abituato a questi animali) ho scoperto dei gamberetti meravigliosi di circa 4 cm che con il loro rostro lungo sembravano i grossi gamberi rinoceronte. Poi ho scoperto anche piccoli caracidi che guizzavano attraverso i rami.

Un'occhiata all'orologio mi mostrò che dovevo prendere la strada del ritorno perché era lunga e il mio gruppo sarebbe ritornato dalle montagne tra 1-2 ore. Con un certo dispiacere lasciai il mio incantevole luogo, ma con la certezza che ci sarei venuto con il mio gruppo.

Mini laghetti in una savana di sabbia

Dall'alto del monte il gruppo aveva scoperto dei piccoli laghi in un paesaggio sabbioso. Così l'ultimo giorno a Mavicure uscimmo a piedi per raggiungere i laghetti e vedere chi ci abitava. È stata una camminata faticosa sopra rocce, attraverso fitti cespugli, terreno paludoso per arrivare finalmente al paesaggio sabbioso come una savana. Il primo partecipante che con prudenza si era lasciato scivolare in uno dei laghetti scoprì addirittura scalari altum che purtroppo scapparono subito per nascondersi nelle profondità coperte di piante. Nell'acqua bassa vedemmo di nuovo Cichla temensis e alcuni caracidi. Poco sotto la superficie dell'acqua nuotavano killifish di cui però non ci fu possibile determinare la specie.

Una flora molto particolare

Il nostro partecipante Andreas, specialista di piante, ci informò che la flora sulle rocce intorno al Monte Mavicure era molto particolare. Molte specie di piante erano rare e alcune probabilmente anche endemiche. A noi acquariofili fa sempre molto piacere se abbiamo qualcuno con noi che è esperto in un altro campo (Grazie, Andi!).

Un corso d'acqua con piccoli acquari

Dirimpetto al monte Mavicure, quindi sul lato del monte Mono, scorreva un fiume che dopo alcune centinaia di metri si diramava in parecchi ruscelli. Questi in parte contenevano acqua chiara invece di acqua ambrata. Subito cambiava la fauna ittica. Lì vedemmo per la prima volta pesci delle specie Copella e Laetacara! Gli stagni erano molto piccoli ed era una sfida sdraiarsi uno vicino all'altro con cautela per osservare queste affascinanti specie di pesci e offrire loro i nuovi mangimi JBL PRONOVO. Molto interessante era anche il fatto che la fauna ittica differiva di stagno in stagno. Alcune specie di caracidi erano presenti in tutti gli stagni ma la Copeina di Arnold e l'Acaronia nassa abitavano, per ragioni non palesi, soltanto in uno degli stagni. Questi stagni erano collegati tra loro da piccoli corsi d'acqua senza cascate. Mai dimenticheremo le bellissime livree colorate dei Laetacara!

Sul prato

No, non all'Oktoberfest a Monaco ma su un prato immenso, inondato dall'acqua, dove scorrazzavano solo 12 uomini e non 5,7 milioni. Inizialmente il biotopo appariva per niente spettacolare con un ruscello che però continuava allargandosi sempre più per poi finire in una gigantesca distesa inondata il cui fondo era fatto di monconi e ei piante simili ad erba.

Qui abbiamo potuto eseguire buoni esperimenti di alimentazione sott'acqua con i Cardinali e altre specie che vi nuotvavano. Era affascinante osservare come i Cardinali acchiappavano questo mangime a loro assolutamente ignoto e che non solo non lo sputavano ma lo divoravano! Qui finalmente anche un "Neon Cardinale Jumbo" di 3 cm di lunghezza, assieme a dei Mesonauta che non erano interessati a divorare i caracidi. La situazione cambiava subito quando si avvicinava un Cichla o un Exodon paradoxus. I Cardinali sguizzavano subito al riparo, nell'erba, quando si avvicinavano i grossi predatori. Gli Apistogramma, gli Aequidens e i Mesonauta invece non costituivano minacce, come si vedeva dal comportamento dei Cardinali.

La salita sul monte Mavecure

Nei paesi caldi le attività fisiche faticose iniziano alle prime luci del giorno. Altrimenti si finisce nel calore meridiano che non viene sopportato da tutti. La salita al Mavecure è possibile dalle 5 del mattino. La prima parte è ripida e assicurata con una fune per il caso di pioggia quando la superficie della roccia si trasforma in uno scivolo.

Ma nella seconda parte si avanza attraverso scale e ripide salite fino alla cima. La ricompensa è una vista di una bellezza veramente incredibile sulle due altre montagne e su montagne ancora più lontane che sorgono come corpi estranei dalla foresta pluviale. Solamente dall'alto si è consci quanto si distenda l'immensità della foresta. Nel bosco stesso si vede sempre solo il prossimo albero. La salita e la discesa durano circa un'ora ognuna e ne valgono veramente la pena. Solo quando il cielo è molto nuvoloso non è necessario fare l'intera salita. Basta arrivare al primo altopiano da cui si ha già una bella vista, anche se non è così fantastica come dalla cima.

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